lunedì 15 aprile 2013

La Storia del Popolo Rom




La Storia del Popolo Rom



Prima tappa: la Persia.

Nel 1011 il poeta persiano Fidursi terminò il "Libro dei Re": in esso si racconta l'arrivo di diecimila 'Luri', accolti dal re Behram-gor, che li chiese a suo suocero, il re indiano Shengùl:

            "O re cui giunge la preghiera altrui,
             Di girovaghi musici trascegli
             Uomini e donne, a diecimila, tali
             Che cavalcando battere in cadenza
             Sappian liuti, e a me li invia ben tosto
             Perché la voglia mia per questa gente,
             Celebre tanto, satisfatta sia".         (trad. Italo Pizzi)

Nonostante il  carattere  leggendario dei  testi,  rimane  rilevante  la testimonianza  scritta  dell'arrivo  in  Persia  di  un  popolo   nomade proveniente dall'India prima del X secolo, con una reputazione di musici di grande talento.

Le tracce del lungo soggiorno persiano sono ancora presenti nella lingua zingara,  a  cominciare  dal  termine  'darav'  (mare),  derivato  dal persiano 'darya'. E' incerta la  permanenza di popoli zingari in  Persia fino ad oggi, anche a  causa della confusione che  spesso i  viaggiatori hanno fatto  con gli Arabi nomadi ed in particolare con i Beduini. Sicuramente, il viaggio proseguì verso nord-est, attraverso l'Armenia ed il Caucaso. Ancora una volta,  sono elementi linguistici  a svelarci  il percorso degli Zigani: 'grast' (cavallo, termine armeno), 'vurdon' (carro, termine osseto).

I gruppi zingari che sono rimasti in Armenia e nei paesi  transcaucasici si chiamano 'Lom': sono in genere  cristiani o musulmani. Ma la  maggior parte della popolazione  proseguì il viaggio,  probabilmente intorno  al secolo XI, al tempo della guerra tra l'esercito di Bisanzio e quello dei Turchi Selgiuchidi.


              Il viaggio prosegue nelle terre di Bisanzio.

Tra il 1100 ed il 1300 i  popoli nomadi entrano nelle terre  dell'Impero bizantino. Qui viene loro attribuito il nome della setta manichea  degli Atsingani, da cui deriva il nome che ancora oggi li contraddistingue. Da questo  periodo iniziano  le  testimonianze scritte,  che  segnalano presenze zingare nelle isole greche ed in Medio Oriente.

La città di Modone (oggi Methoni), situata  a metà strada tra Venezia  e la Terra Santa, era uno dei principali centri zingari. Le  testimonianze sono numerose, anche perché la città era uno degli scali dei viaggiatori diretti a Gerusalemme.

Prima della conquista turca, gli Zingari erano numerosi anche nei  paesi vicini alla Grecia: alla metà  del '300, erano molti  i 'Cingarije'  del regno di Serbia, dove vivevano facendo i maniscalchi.

Numerosi Zingari vivevano in Valacchia, prevalentemente in condizioni di schiavitù: nel 1386, Mircea I,  voivoda di Valacchia, confermò la  dona- zione (fatta nel 1370) di quaranta famiglie Atsigane al monastero di  S. Antonio. La situazione in Moldavia era simile: l'origine della schiavitù è incerta: si può ipotizzare l'arrivo degli Zigani nel 1200, come  prigionieri di guerra (e quindi  come schiavi) degli  invasori Tartari.  In seguito, avrebbero mantenuto la condizione servile.

Lo storico rumeno Panaitescu ipotizza  un motivo d'ordine economico:  in seguito alle Crociate, l'area del Danubio era diventata  particolarmente prospera grazie ai commerci. La 'divisione del lavoro' di quella società aveva reso indispensabili  gli Zingari,  in quanto  artigiani  (fabbri, costruttori di laterizi)  di valore.  Ma, poiché rifuggivano  un  impegno prolungato e  si spostavano  spesso,  furono resi  schiavi  e  costretti all'immobilismo nei domini di principi  e signori. Vi erano inoltre  gli schiavi dello Stato  (Zingari della  Corona) e del  clero  (metropolita, vescovi, monasteri). Gli Zingari di  Romania restarono schiavi fino  alla metà dell'800.

Nelle terre greche, gli Zingari acquisirono la parola 'drom' (strada, in greco dromos'), mentre gli Zingari  siriani conservarono il termine  di origine indiana. 'Beng'  (rospo,  rana)  è il  termine  zigano  che  si riferisce al diavolo, derivato (secondo lo ziganologo greco Paspati)  da un'immagine tipica delle chiese bizantine:  San Giorgio che trafigge  il demonio, raffigurato come un dragone.


                          Arrivo in Occidente.

All'inizio del 1300, prosegue la  marcia plurisecolare degli Zingari.  I popoli moldavi  e valacchi  desideravano  sfuggire alla  schiavitù,  gli abitanti delle terre bizantine fuggirono all'invasione turca, che arrivò alle porte di Costantinopoli, e in Serbia e in Bulgaria.

Non fu un esodo di massa, solo alcuni  si spostarono, ed ancora oggi  la maggioranza dei popoli  zingari vive nell'Europa  orientale. Il  cammino delle carovane non  era  facile: spesso  raccontavano alle  autorità  di essere pagani, provenienti dall'Egitto, convertiti al cristianesimo, poi ancora pagani ed infine riconvertiti ed in pellegrinaggio, per  scontare le colpe commesse. Nel Medioevo ogni  buon cristiano aveva il dovere  di dare aiuto ed assistenza ai pellegrini, e cosi gli Zingari furono  molto facilitati. Inoltre, la  leggenda  che raccontavano  aveva un  fondo  di verità, poiché  nei paesi  bizantini,  furono spesso  costretti  a  convertirsi al Cristianesimo o all'Islam.

Un gruppo orientale riuscì persino ad ottenere lettere di protezione per duchi e  vescovi, scritte  da  Sigismondo, re  di Boemia  e  d'Ungheria.

Grazie a questi espedienti, gli Zingari percorrono la Germania (Amburgo, Lubecca, Rostock,...).  Alcuni  scendono verso  il  sud,  verso  Lipsia, mentre altri gruppi giungono in Svizzera.

I cronisti dell'epoca  (siamo all'inizio  del '400) parlano  di  vestiti miserabili, ma di  abitudini sfarzose.  In Germania gli  Zingari  furono imitati da gruppi di persone di lingua germanica, che adottarono la vita nomade ed i mestieri dei nomadi: gli Jenische.


               In Francia e in Italia, di fronte al Papa.

L'arrivo dei gruppi  zingari in  Francia  è segnalato  nel 1419.  Il  22 agosto, un gruppo arriva nella  città di Catillon-en-Dombes.  Presentano lettere al duca di Savoia ed all'imperatore. L'incontro con i  cittadini è cordiale, basato sullo scambio  di doni. In altre  città c'è  maggiore diffidenza, che però viene superata.  La città di Tournai,  appartenente al regno di Francia, elargì dodici monete  d'oro, più pane e birra.  Gli 'Egiziani'  (cosi  venivano  chiamati)  tornarono  anche  la  primavera seguente, suscitando la stessa curiosità  nei cittadini, che  ammiravano l'abilità dei cavalieri e degli  stessi cavalli, e si  "facevano dire  la buona ventura".

Talvolta le lettere di protezione di principi e duchi non bastavano.  Fu allora deciso di ottenere una lettera di protezione universale.  L'unica persona che poteva scriverla era il Papa. Nel luglio del 1422 un  gruppo di Zingari parte per Roma, ad incontrare Sua Santità Martino V.

Passano per Bologna e Forlì, dove  raccontano di compiere un viaggio  di penitenza, per tornare "nella retta fede".

Negli archivi vaticani  non  c'è traccia  di questo  incontro,  tuttavia questo periodo presenta molte altre  lacune di documentazione. Gli  Zingari utilizzarono per oltre un secolo il documento pontificio, che  permetteva "privilegi del papa e  dell'imperatore, per cui potevano  andare per il mondo senza pagare alcun pedaggio o gabella". Il testo  integrale della lettera di  Martino V  è conservato  in una  traduzione  francese, proveniente dalla Lorena:

            "Tutte le autorità ecclesiastiche e civili sono richieste di
lasciar passare liberamente nel mondo, per terra e per mare, il duca Andrea del Piccolo Egitto ['capo' della spedizione] e tutta la sua truppa, con i loro cavalli e i loro beni,  senza pagare alcuna tassa né  diritto di passaggio, e sono promesse  grazie eccezionali di assoluzione (è  rimessa la metà dei  peccati) ai  fedeli che si  mostreranno generosi  con quei pellegrini".

Un errore  di un  anno  nella datazione  e la  strana  formula  nell'as- soluzione fanno  dubitare dell'autenticità  del  documento.  Presumibil- mente, come  si evince  da  numerose testimonianze,  Martino  V  incontrò realmente il "duca del Piccolo Egitto" ed i suoi e forse rilasciò  anche la lettera, che poi fu  spedita ai  vari gruppi e  modificata a  seconda delle esigenze dei vari portatori.  Un altro esempio della capacità  dei popoli Zigani di utilizzare le  debolezze dei gagè (esemplare il  riferimento alla "metà dei peccati" condonati  a chi si mostra generoso  nei confronti di "questi pellegrini").

Dopo il viaggio  in Italia,  molti tornarono indietro,  altri  rimasero. Probabilmente, i  Rom dell'Italia  meridionale provengono  invece  dalle terre dell'Impero bizantino,  arrivati via  mare prima del  viaggio  del duca Andrea.


              In Spagna, in Gran Bretagna, in Scandinavia.

Proseguiamo il  nostro  viaggio:  pochi  anni dopo  il  loro  arrivo  in Francia, alcuni Zingari continuano per la Spagna. Probabilmente, nessuno fra i  Gitani (Zigani  spagnoli)  proviene dall'Africa:  l'analisi  linguistica evidenzia molti termini provenienti  dal greco, inoltre ci  sono prove che avessero già attraversato la Francia: in particolare, facevano appello alla protezione del Papa.

Gli Zingari passano dall'Aragona alla Catalogna fino all'Andalusia. L'11 giugno 1447 sono a Barcellona. Nelle  città di Spagna i 'capi'  zingari, che si qualificano come "Conti  del Piccolo  Egitto" sono  accolti  con tutti gli onori, e ricevono doni in abbondanza.

Solo all'inizio del  '500 ci  sono notizie di  "Ciganos" in  Portogallo. Nello stesso periodo sbarcano in Inghilterra ed arrivano fino in Scozia. In queste terre, non suscitarono grande sorpresa, perché già  esistevano i "Tinkers", persone  con stili  di vita ed  abitudini simili  a  quelli zingari, che parlavano  lo 'shelta',  una lingua  rimasta a  lungo  sconosciuta ed imparentata col gaelico e con l'antica lingua irlandese.

Nella prima metà del '600, i Gypsies (in Gran Bretagna assunsero  questo nome, poiché dicevano di venire dall'Egitto) arrivarono in Irlanda,  per sfuggire al reclutamento militare avviato in Inghilterra.

La storia dell'arrivo in Scandinavia ha i caratteri della leggenda:  nel 1505, una nave scozzese partì per la Danimarca. A bordo c'era un  gruppo di Zingari, con a capo Antonio  Gagino, conte del  Piccolo Egitto,  che aveva ricevuto dal  re Giacomo  IV una  lettera per  il re  Giovanni  di Danimarca.  Successivamente,  nel 1512,  il  conte  arrivò  in  Svezia. L'arrivo degli Zingari in Norvegia è molto più triste: nel 1544,  alcuni Gypsies arrestati in  Inghilterra, furono  deportati per ordine del  re britannico. Dalla  Germania,  passando per  lo  Jutland,  altri  Zingari arrivarono in Scandinavia, dove si diffusero fino alla Finlandia.


                         In Africa, in America.

A partire dal 1600 gli Zingari subiscono la deportazione nelle  colonie: i portoghesi li inviano nei loro  domini di Capo Verde, dell'India,  del Brasile, dove vengono chiamati 'ciganos'.

Nel 1775, il re spagnolo Ferdinando VI inviò i Gitani che rifiutavano il servizio militare in America. Durante  il XIX secolo, durante le  guerre di liberazione dell'America del  Sud, inizia  l'emigrazione  volontaria degli Zigani nel  nuovo continente:  sono i 'Chiganeros',  che vanno  in Argentina ed in Venezuela. Tra  le fine del '600 e  l'inizio del  '700, alcune compagnie  inglesi e  scozzesi  praticavano la  deportazione  dei Gypsies, per farli  lavorare nelle  piantagioni della Giamaica  o della Virginia.

Alcuni Zingari andarono nelle colonie  volontariamente, reclutati  dalla Compagnia delle Indie; altri furono  inviati forzatamente da Luigi  XIV, alla fine del '600; altre  deportazioni furono ipotizzate o  minacciate, ma apparvero disumane e vi si rinunciò.

Nel 1802 il prefetto dei Bassi Pirenei, d'accordo col governo di Parigi, fece arrestare tutti  gli Zingari  dei Paesi Baschi,  per deportarli  in Luisiana. Il progetto fu impedito dalla guerra  con l'Inghilterra,  che riprese subito dopo.

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