La Storia del Popolo Rom
Prima tappa: la Persia.
Nel 1011 il poeta persiano Fidursi terminò il "Libro dei Re": in esso si racconta l'arrivo di diecimila 'Luri', accolti dal re Behram-gor, che li chiese a suo suocero, il re indiano Shengùl:
"O re cui giunge la preghiera altrui,
Di girovaghi musici trascegli
Uomini e donne, a diecimila, tali
Che cavalcando battere in cadenza
Sappian liuti, e a me li invia ben tosto
Perché la voglia mia per questa gente,
Celebre tanto, satisfatta sia". (trad. Italo Pizzi)
Nonostante il carattere leggendario dei testi, rimane rilevante la testimonianza scritta dell'arrivo in Persia di un popolo nomade proveniente dall'India prima del X secolo, con una reputazione di musici di grande talento.
Le tracce del lungo soggiorno persiano sono ancora presenti nella lingua zingara, a cominciare dal termine 'darav' (mare), derivato dal persiano 'darya'. E' incerta la permanenza di popoli zingari in Persia fino ad oggi, anche a causa della confusione che spesso i viaggiatori hanno fatto con gli Arabi nomadi ed in particolare con i Beduini. Sicuramente, il viaggio proseguì verso nord-est, attraverso l'Armenia ed il Caucaso. Ancora una volta, sono elementi linguistici a svelarci il percorso degli Zigani: 'grast' (cavallo, termine armeno), 'vurdon' (carro, termine osseto).
I gruppi zingari che sono rimasti in Armenia e nei paesi transcaucasici si chiamano 'Lom': sono in genere cristiani o musulmani. Ma la maggior parte della popolazione proseguì il viaggio, probabilmente intorno al secolo XI, al tempo della guerra tra l'esercito di Bisanzio e quello dei Turchi Selgiuchidi.
Il viaggio prosegue nelle terre di Bisanzio.
Tra il 1100 ed il 1300 i popoli nomadi entrano nelle terre dell'Impero bizantino. Qui viene loro attribuito il nome della setta manichea degli Atsingani, da cui deriva il nome che ancora oggi li contraddistingue. Da questo periodo iniziano le testimonianze scritte, che segnalano presenze zingare nelle isole greche ed in Medio Oriente.
La città di Modone (oggi Methoni), situata a metà strada tra Venezia e la Terra Santa, era uno dei principali centri zingari. Le testimonianze sono numerose, anche perché la città era uno degli scali dei viaggiatori diretti a Gerusalemme.
Prima della conquista turca, gli Zingari erano numerosi anche nei paesi vicini alla Grecia: alla metà del '300, erano molti i 'Cingarije' del regno di Serbia, dove vivevano facendo i maniscalchi.
Numerosi Zingari vivevano in Valacchia, prevalentemente in condizioni di schiavitù: nel 1386, Mircea I, voivoda di Valacchia, confermò la dona- zione (fatta nel 1370) di quaranta famiglie Atsigane al monastero di S. Antonio. La situazione in Moldavia era simile: l'origine della schiavitù è incerta: si può ipotizzare l'arrivo degli Zigani nel 1200, come prigionieri di guerra (e quindi come schiavi) degli invasori Tartari. In seguito, avrebbero mantenuto la condizione servile.
Lo storico rumeno Panaitescu ipotizza un motivo d'ordine economico: in seguito alle Crociate, l'area del Danubio era diventata particolarmente prospera grazie ai commerci. La 'divisione del lavoro' di quella società aveva reso indispensabili gli Zingari, in quanto artigiani (fabbri, costruttori di laterizi) di valore. Ma, poiché rifuggivano un impegno prolungato e si spostavano spesso, furono resi schiavi e costretti all'immobilismo nei domini di principi e signori. Vi erano inoltre gli schiavi dello Stato (Zingari della Corona) e del clero (metropolita, vescovi, monasteri). Gli Zingari di Romania restarono schiavi fino alla metà dell'800.
Nelle terre greche, gli Zingari acquisirono la parola 'drom' (strada, in greco dromos'), mentre gli Zingari siriani conservarono il termine di origine indiana. 'Beng' (rospo, rana) è il termine zigano che si riferisce al diavolo, derivato (secondo lo ziganologo greco Paspati) da un'immagine tipica delle chiese bizantine: San Giorgio che trafigge il demonio, raffigurato come un dragone.
Arrivo in Occidente.
All'inizio del 1300, prosegue la marcia plurisecolare degli Zingari. I popoli moldavi e valacchi desideravano sfuggire alla schiavitù, gli abitanti delle terre bizantine fuggirono all'invasione turca, che arrivò alle porte di Costantinopoli, e in Serbia e in Bulgaria.
Non fu un esodo di massa, solo alcuni si spostarono, ed ancora oggi la maggioranza dei popoli zingari vive nell'Europa orientale. Il cammino delle carovane non era facile: spesso raccontavano alle autorità di essere pagani, provenienti dall'Egitto, convertiti al cristianesimo, poi ancora pagani ed infine riconvertiti ed in pellegrinaggio, per scontare le colpe commesse. Nel Medioevo ogni buon cristiano aveva il dovere di dare aiuto ed assistenza ai pellegrini, e cosi gli Zingari furono molto facilitati. Inoltre, la leggenda che raccontavano aveva un fondo di verità, poiché nei paesi bizantini, furono spesso costretti a convertirsi al Cristianesimo o all'Islam.
Un gruppo orientale riuscì persino ad ottenere lettere di protezione per duchi e vescovi, scritte da Sigismondo, re di Boemia e d'Ungheria.
Grazie a questi espedienti, gli Zingari percorrono la Germania (Amburgo, Lubecca, Rostock,...). Alcuni scendono verso il sud, verso Lipsia, mentre altri gruppi giungono in Svizzera.
I cronisti dell'epoca (siamo all'inizio del '400) parlano di vestiti miserabili, ma di abitudini sfarzose. In Germania gli Zingari furono imitati da gruppi di persone di lingua germanica, che adottarono la vita nomade ed i mestieri dei nomadi: gli Jenische.
In Francia e in Italia, di fronte al Papa.
L'arrivo dei gruppi zingari in Francia è segnalato nel 1419. Il 22 agosto, un gruppo arriva nella città di Catillon-en-Dombes. Presentano lettere al duca di Savoia ed all'imperatore. L'incontro con i cittadini è cordiale, basato sullo scambio di doni. In altre città c'è maggiore diffidenza, che però viene superata. La città di Tournai, appartenente al regno di Francia, elargì dodici monete d'oro, più pane e birra. Gli 'Egiziani' (cosi venivano chiamati) tornarono anche la primavera seguente, suscitando la stessa curiosità nei cittadini, che ammiravano l'abilità dei cavalieri e degli stessi cavalli, e si "facevano dire la buona ventura".
Talvolta le lettere di protezione di principi e duchi non bastavano. Fu allora deciso di ottenere una lettera di protezione universale. L'unica persona che poteva scriverla era il Papa. Nel luglio del 1422 un gruppo di Zingari parte per Roma, ad incontrare Sua Santità Martino V.
Passano per Bologna e Forlì, dove raccontano di compiere un viaggio di penitenza, per tornare "nella retta fede".
Negli archivi vaticani non c'è traccia di questo incontro, tuttavia questo periodo presenta molte altre lacune di documentazione. Gli Zingari utilizzarono per oltre un secolo il documento pontificio, che permetteva "privilegi del papa e dell'imperatore, per cui potevano andare per il mondo senza pagare alcun pedaggio o gabella". Il testo integrale della lettera di Martino V è conservato in una traduzione francese, proveniente dalla Lorena:
"Tutte le autorità ecclesiastiche e civili sono richieste di
lasciar passare liberamente nel mondo, per terra e per mare, il duca Andrea del Piccolo Egitto ['capo' della spedizione] e tutta la sua truppa, con i loro cavalli e i loro beni, senza pagare alcuna tassa né diritto di passaggio, e sono promesse grazie eccezionali di assoluzione (è rimessa la metà dei peccati) ai fedeli che si mostreranno generosi con quei pellegrini".
Un errore di un anno nella datazione e la strana formula nell'as- soluzione fanno dubitare dell'autenticità del documento. Presumibil- mente, come si evince da numerose testimonianze, Martino V incontrò realmente il "duca del Piccolo Egitto" ed i suoi e forse rilasciò anche la lettera, che poi fu spedita ai vari gruppi e modificata a seconda delle esigenze dei vari portatori. Un altro esempio della capacità dei popoli Zigani di utilizzare le debolezze dei gagè (esemplare il riferimento alla "metà dei peccati" condonati a chi si mostra generoso nei confronti di "questi pellegrini").
Dopo il viaggio in Italia, molti tornarono indietro, altri rimasero. Probabilmente, i Rom dell'Italia meridionale provengono invece dalle terre dell'Impero bizantino, arrivati via mare prima del viaggio del duca Andrea.
In Spagna, in Gran Bretagna, in Scandinavia.
Proseguiamo il nostro viaggio: pochi anni dopo il loro arrivo in Francia, alcuni Zingari continuano per la Spagna. Probabilmente, nessuno fra i Gitani (Zigani spagnoli) proviene dall'Africa: l'analisi linguistica evidenzia molti termini provenienti dal greco, inoltre ci sono prove che avessero già attraversato la Francia: in particolare, facevano appello alla protezione del Papa.
Gli Zingari passano dall'Aragona alla Catalogna fino all'Andalusia. L'11 giugno 1447 sono a Barcellona. Nelle città di Spagna i 'capi' zingari, che si qualificano come "Conti del Piccolo Egitto" sono accolti con tutti gli onori, e ricevono doni in abbondanza.
Solo all'inizio del '500 ci sono notizie di "Ciganos" in Portogallo. Nello stesso periodo sbarcano in Inghilterra ed arrivano fino in Scozia. In queste terre, non suscitarono grande sorpresa, perché già esistevano i "Tinkers", persone con stili di vita ed abitudini simili a quelli zingari, che parlavano lo 'shelta', una lingua rimasta a lungo sconosciuta ed imparentata col gaelico e con l'antica lingua irlandese.
Nella prima metà del '600, i Gypsies (in Gran Bretagna assunsero questo nome, poiché dicevano di venire dall'Egitto) arrivarono in Irlanda, per sfuggire al reclutamento militare avviato in Inghilterra.
La storia dell'arrivo in Scandinavia ha i caratteri della leggenda: nel 1505, una nave scozzese partì per la Danimarca. A bordo c'era un gruppo di Zingari, con a capo Antonio Gagino, conte del Piccolo Egitto, che aveva ricevuto dal re Giacomo IV una lettera per il re Giovanni di Danimarca. Successivamente, nel 1512, il conte arrivò in Svezia. L'arrivo degli Zingari in Norvegia è molto più triste: nel 1544, alcuni Gypsies arrestati in Inghilterra, furono deportati per ordine del re britannico. Dalla Germania, passando per lo Jutland, altri Zingari arrivarono in Scandinavia, dove si diffusero fino alla Finlandia.
In Africa, in America.
A partire dal 1600 gli Zingari subiscono la deportazione nelle colonie: i portoghesi li inviano nei loro domini di Capo Verde, dell'India, del Brasile, dove vengono chiamati 'ciganos'.
Nel 1775, il re spagnolo Ferdinando VI inviò i Gitani che rifiutavano il servizio militare in America. Durante il XIX secolo, durante le guerre di liberazione dell'America del Sud, inizia l'emigrazione volontaria degli Zigani nel nuovo continente: sono i 'Chiganeros', che vanno in Argentina ed in Venezuela. Tra le fine del '600 e l'inizio del '700, alcune compagnie inglesi e scozzesi praticavano la deportazione dei Gypsies, per farli lavorare nelle piantagioni della Giamaica o della Virginia.
Alcuni Zingari andarono nelle colonie volontariamente, reclutati dalla Compagnia delle Indie; altri furono inviati forzatamente da Luigi XIV, alla fine del '600; altre deportazioni furono ipotizzate o minacciate, ma apparvero disumane e vi si rinunciò.
Nel 1802 il prefetto dei Bassi Pirenei, d'accordo col governo di Parigi, fece arrestare tutti gli Zingari dei Paesi Baschi, per deportarli in Luisiana. Il progetto fu impedito dalla guerra con l'Inghilterra, che riprese subito dopo.
Nessun commento:
Posta un commento