venerdì 8 marzo 2013

Rom, "discriminazione diffusa. Serve strategia nazionale d'integrazione"

 
 
Rom, "discriminazione diffusa. Serve strategia nazionale d'integrazione"
Nazione Rom ha riferito al Difensore civico di aver avviato in Toscana progetti per la costruzione di fattorie biologiche o di campeggi gestiti da famiglie gitane, e che iniziative simili potrebbero essere pensate anche per l'Emilia Romagna

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Rom, "discriminazione diffusa. Serve strategia nazionale d'integrazione"
Condividere prassi già avviate con successo in territori vicini, come la creazione di fattorie o campeggi turistici, per riprenderle anche in Emilia-Romagna. E' quanto emerso dall'incontro di venerdì fra il Difensore civico regionale, Daniele Lugli, e i rappresentanti di Nazione Rom, una associazione nata in Toscana nel 2009 e attiva in tutta Italia per il riconoscimento dei diritti del popolo rom.
In Emilia-Romagna la presenza rom è stimata dall'Associazione in alcune centinaia di persone, di cui circa 200 in provincia di Bologna tra le aree di Via Saffi, Ospedale Maggiore, Casalecchio e il centinaio di persone sgomberate da Casteldebole. Altre famiglie sono indicate a Faenza, Rimini e Modena.
Marcello, Daniel e Liubo, tre portavoce dell'associazione, hanno presentato, spiega Lugli, "i molti problemi incontrati dai rom in Emilia-Romagna, dalla discriminazione diffusa ai rapporti con le istituzioni, chiedendo con forza che Regione ed enti locali si attivino per la realizzazione della strategia nazionale per l'integrazione delle persone rom, sinti e caminanti". Proprio a questo scopo l'associazione sta costituendo comitati di rappresentanza che si propongono come interlocutori nella costruzione di strategie condivise contemporaneamente rivolte a scuola, lavoro, casa, salute.
Nazione Rom ha riferito al Difensore civico di aver avviato in Toscana progetti per la costruzione di fattorie biologiche o di campeggi gestiti da famiglie gitane, e che iniziative simili potrebbero essere pensate anche per l'Emilia Romagna. Tra le diverse esperienze positive riportate, "anche quella di Liubo e della sua famiglia, rom bosniaci da lungo tempo in Italia che ormai da diversi anni vivono in appartamento e stanno riuscendo a mantenere la casa, mandare i bambini a scuola, svolgere una vita regolare".
 
 
 
Rom, "discriminazione diffusa. Serve strategia nazionale d'integrazione"
1 marzo 2013

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