sabato 28 novembre 2015

Gli Attivisti Rom e Sinti al Senato con, #UNHCR per la presentazione di legge.


PRESENTAZIONE DISEGNO DI LEGGE PER IL RICONOSCIMENTO DELLO STATUS DI APOLIDE

La Commissione Diritti Umani del Senato in collaborazione con il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) e l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) hanno presentato in data 25/11/2015 il Disegno di Legge sul riconoscimento dello Status di Apolide.


Ad oggi molti ragazzi Rom e Sinti nati in Italia hanno lo Status di Apolide. La gran maggioranza di essi non è riconosciuta come tale, questo comporta ad essere invisibili agli occhi dello Stato in cui sono nati.


Qui sopra, al centro, un Attivista Rom Nedzad Husovic, sulla sinistra, Gad Lerner, sulla destra, Sandokan Halilovic.


sabato 7 novembre 2015

Essere Apolide

Chi è l’apolide

La nazionalità è il legame giuridico che garantisce ad ogni individuo il pieno godimento dei propri diritti in quanto soggetto di una comunità statale. Il diritto della persona alla nazionalità è un diritto fondamentale, riconosciuto all’articolo 15 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e all’articolo 4 della Convenzione europea sulla nazionalità del 1997.

L’apolidia è la condizione di un individuo che nessuno Stato considera come suo cittadino per applicazione della sua legislazione (art. 1 A della Convenzione del 1954 relativa allo status delle persone apolidi), e al quale, di conseguenza, non viene riconosciuto il diritto fondamentale alla nazionalità né assicurato il godimento dei diritti ad essa correlati.

L’apolide è costretto, per circostanze esterne e indipendenti dalla propria volontà, a vivere una situazione di incertezza con riferimento al proprio status civitatis e di conseguente invisibilità giuridica agli occhi delle Istituzioni.

Una persona apolide, priva del riconoscimento ufficiale del proprio status da parte delle Autorità del Paese in cui vive abitualmente, può incontrare difficoltà ad accedere alle cure sanitarie e agli studi; non ha accesso all’assistenza sociale, né al mercato del lavoro; non ha libertà di movimento; non può sposarsi. Essa vive una situazione di perenne irregolarità di soggiorno e può, di conseguenza, essere soggetta a periodi di detenzione amministrativa e a ordini di espulsione.

Trovandosi in una situazione di vulnerabilità ed assenza di diritti, l’apolide è esposto al rischio di essere vittima di lavoro nero, sfruttamento e traffico di esseri umani. L’apolidia comporta un elevato costo umano e sociale, poiché mette in discussione la percezione dell’individuo in rapporto al proprio ruolo all’interno della comunità e può portare a situazioni di marginalità, instabilità e conflitto.

Come si diventa apolidi?

La condizione di apolidia è indipendente dalla volontà dell’individuo, e può essere determinata principalmente dalle circostanze seguenti:

Se si è figli di apolidi o se si è impossibilitati a ereditare la cittadinanza dei genitori;

Se si è parte di un gruppo sociale cui è negata la cittadinanza sulla base di una discriminazione;

Se si è profughi a seguito di guerre o occupazioni militari;

Per motivi burocratici, se lo Stato di cui si era cittadini si è dissolto e ha dato vita a nuove entità nazionali (ex URSS, ex Jugoslavia…);

Per conflitti nella legislazione tra Stati.

Il riconoscimento dello status di apolidia

Al fine di garantire il godimento dei diritti elencati dalla Convenzione di cui sono titolari le persone apolidi, l’Italia ha istituito una procedura per il riconoscimento dello status di apolidia esperibile in via amministrativa o giudiziaria.

La procedura per la certificazione in via amministrativa attestante lo status di apolidia, disciplinata dall’art. 17 del D.P.R. n. 572/93 “Regolamento di esecuzione della legge 91/92”, è competenza del Ministero dell’Interno – Dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione.

Quanti sono gli apolidi nel mondo?

Secondo le più recenti stime gli apolidi nel mondo sarebbero circa 10 milioni. Tuttavia, sono solo 64 i paesi che hanno comunicato all'UNHCR i dati che permettono di contare 3,5 milioni di persone apolidi. 

Una delle principali difficoltà incontrate dall’UNHCR nell’adempiere al suo mandato -con riferimento alla prevenzione e alla riduzione dell’apolidia e alla protezione delle persone apolidi- risiede nella mancanza di dati statistici affidabili che identifichino il numero delle persone apolidi o esposte al rischio di apolidia, le quali spesso versano in condizioni di vita legate a contesti di precarietà e marginalità. 

Per ovviare a tali lacune, l’Executive Committee dell’UNHCR ha incoraggiato gli Stati in possesso di statistiche riguardanti la popolazione apolide a condividere tali dati e contribuire, così, ad una maggiore comprensione del fenomeno.

Le due Convenzioni sull’Apolidia

I due principali strumenti normativi internazionali in materia di apolidia sono la Convenzione relativa allo statuto delle persone apolidi del 1954 e la Convenzione sulla riduzione dell’apolidia del 1961.

Nel 2011, in occasione del 50esimo anniversario della Convenzione del 1961 sulla riduzione dell'apolidia, l'UNHCR ha lanciato la Campagna per le Convenzioni sull'apolidia, incoraggiando gli Stati ad aderire ad entrambi i trattati.

La campagna ha costituito una prima, importante tappa verso una sensibilizzazione sul tema dell’apolidia. Nel settembre 2012, l’Unione Europea ed i suoi Stati membri hanno proclamato dinanzi al Segretario Generale delle Nazioni Unite il loro impegno solenne ad intraprendere azioni per combattere il fenomeno dell’apolidia attraverso l’implementazione degli strumenti internazionali in materia di protezione degli apolidi e riduzione e prevenzione dell’apolidia.

Negli ultimi tre anni, un importante numero di Stati ha riformato o istituito procedure per il riconoscimento dello status di apolide e 31 Stati hanno aderito alle Convenzioni del 1954 e del 1961.

L’Italia ha ratificato e reso esecutiva la Convenzione relativa allo status degli apolidi del 1954 attraverso la legge del 1° febbraio 1962 n. 306, e il 10 settembre 2015 il Parlamento italiano ha finalmente approvato in via definitiva la legge di adesione alla Convenzione sulla riduzione dell’apolidia del 1961.

Fonte, http://www.unhcr.it/chi-aiutiamo/di-chi-si-occupa-lunhcr/apolidi

UNHCR Italia

“Io sono qui, Io appartengo” #IBELONG

Ogni 10 minuti, da qualche parte nel mondo, un bambino nasce apolide. 

Per i bambini e i giovani apolidi è più difficile andare a scuola, prendere un treno, trovare lavoro e addirittura sposarsi legalmente. Sono trattati come stranieri nel paese in cui sono nati. In molti casi, sono discriminati ed esposti ad abusi e sfruttamento.

Nedzad, un ragazzo apolide che vive in Italia ci spiega cosa significa essere apolidi “esistere ma essere invisibili”.

In occasione del primo anniversario della campagna #IBELONG per porre fine all’apolidia entro il 2024, l’UNHCR presenta oggi a New York, un nuovo rapporto, che raccoglie molte testimonianze dirette come quella di Nedzad.

Fonte, https://www.facebook.com/UNHCRItalia/videos/1001434949879722/?fref=nf

Nel racconto di Nedzad le difficoltà che una persona apolide deve affrontare quotidianamente.